Sembra destinata a finire l’esperienza della cedolare secca al 21% per gli immobili commerciali.
Nel DDL presentato alle Camere non c’è traccia di proroga per la misura che la norma
istitutiva riferiva al solo anno 2019. Arriveranno novità dai lavori parlamentari?
Il tabù che il regime della cedolare secca dovesse per forza essere riservato esclusivamente alle unità abitative (e relative pertinenze) era caduto alla fine dello scorso anno, quando la legge di bilancio 2019 ne ha esteso l’applicazione agli immobili destinati ad attività commerciale.
In verità, è stato un approccio “titubante”, in quanto l’opportunità è stata circoscritta alle sole locazioni stipulate nello stesso 2019 e ai soli immobili classificati nella categoria catastale C/1 (negozi e botteghe), di superficie fino a 600 metri quadri (escluse le pertinenze), nonché alle relative pertinenze locatecongiuntamente.
Niente cedolare secca per le altre tipologie di immobili strumentali, come uffici e studi
privati (categoria A/10), magazzini e locali di deposito (C/2), laboratori per arti e mestieri (C/3), fabbricati e locali per esercizi sportivi (C/4), opifici (D/1).
Inoltre, l’esercizio dell’opzione per la cedolare è stato vietato in riferimento ai contratti per i quali, al 15 ottobre 2018, era in piedi un contratto non scaduto tra i medesimi soggetti e per lo stesso immobile, interrotto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale. Ciò, per evitare che proprietario e inquilino si accordassero per risolvere in anticipo il contratto in
essere nel 2018, sottoscrivendone uno ex novo nel 2019 con le nuove regole introdotte, solo per accedere
alla tassazione più favorevole.
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